Cronaca

Maxi processo sulle violenze in carcere, parla detenuto

Proseguono le udienze a detenuti e agenti della polizia penitenziaria sulle aggressioni del 6 aprile 2020 nel carcere di Santa Maria Capua Venere. L'ultima testimonianza è di un carcerato.

Il 6 aprile 2020 dopo la protesta nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) avvennero presunte violenze che ancora oggi sono oggetto di discussione legale.

Il 7 novembre 2022 si aprì il processo davanti alla Corte d’Assise, prospettandosi così un maxi-processo dove vennero coinvolti uomini della polizia penitenziaria e detenuti che furono oggetto di aggressioni.
Sono oltre 300 testimoni, e a questi si aggiungono gli imputati che chiedono di essere esaminati, per questo motivo si prospetta un tempo molto lungo per la sentenza definitiva, forse per il 2028.

Dagli ultimi aggiornamenti un detenuto ha confermato, nel corso dell’udienza, di aver ricevuto percosse ma ha anche parlato di dichiarazioni enfatizzate sulle lesioni e sugli agenti responsabili da parte degli altri carcerati-vittime.

A questo si aggiunge che condizioni delle carceri italiane, da troppo tempo, non sono a norma rispetto alla tutela dei diritti umani e delle capacità di riabilitazione dei reclusi. I suicidi aumentano in maniera impressionante, quasi 30 dall’inizio del 2024, per questo motivo il Centro di Pastorale Carceraria della Diocesi di Napoli, insieme alle associazioni Liberi di Volare onlus e Sbarre di Zucchero, hanno organizzato sabato 16 marzo, a partire dalle ore 10.30, un presidio con corteo presso la Casa Circondariale di Napoli “Giuseppe Salvia” a Poggioreale, per denunciare questa frustrante situazione, indice di fallimento dello Stato, che coinvolge detenuti e operatori negli istituti.

La Corte Europea già condannò l’Italia per il sovraffollamento nelle carceri e durante la manifestazione verrà ricordato l’articolo 27 della Costituzione italiana che afferma: “[…] Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

Articoli correlati

Back to top button