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Raspadori: “Mi ispiro ad Aguero. Il calo di quest’anno è fisiologico”

L'attaccante azzurro si racconta ai microfoni della Gazzetta dello Sport

Giacomo Raspadori, attaccante del Napoli, è stato intervistato dalla Gazzetta dello Sport. Tanti i temi toccati dal numero 81 azzurro, dai problemi che possono incontrare i giovani nel calcio di oggi alla coesistenza di studio e sport agonistico. Partendo da quest’ultimo punto, Jack ha detto: “Siamo sempre di più, per fortuna, a studiare e giocare. Io sto cercando di laurearmi in scienze motorie. Altri, come Pessina, Pobega, Buongiorno e prima ancora Chiellini, hanno dimostrato che non è impossibile far convivere lo sport ai massimi livelli con la propria formazione. Vorrei combattere gli stereotipi sui calciatori: persone senza curiosità, che pensano solo al pallone e ai soldi, senza rilevanti qualità umane. Non è così. Sono una persona pratica, molto concentrata sul quotidiano. Mi piacerebbe dimostrare, in futuro, che i giocatori di calcio possono vivere coltivando il gioco e il sapere, i libri e i calci d’angolo».

Sui problemi che in cui possono incappare i ragazzi nel calcio di oggi: “Non mi piacciono quegli aspetti mediatici che possono portare instabilità a ragazzi come noi. Nel calcio si raggiunge tutto molto velocemente e se non si ha la fortuna di avere attorno persone che ti fanno rimanere collegato con la realtà, che ti aiutano a non dimenticare da dove vieni, il rischio di perdersi è molto alto. Passi dal non essere nessuno o quasi ad avere fama ed essere una star sui media, improvvisamente hai tanti soldi da spendere. Se non gestito, tutto questo può portare dei ragazzi in situazioni di difficoltà”.

Sul dualismo talento-duro lavoro: “Il talento si educa. Certo, ci deve essere una base, un’ispirazione, ma io appartengo alla corrente filosofica di chi pensa che il talento sia poco se non accompagnato dalla durezza del lavoro. La più grande fortuna di chi ha talento è di averne coscienza, e per questo ha la disponibilità a lavorarci su, di disciplinarlo per farlo emergere. Se hai un dono, devi sfruttarlo. Devi coltivarlo ogni giorno, magari pensando alla fatica di chi quel talento non ce l’ha”.

Parlando invece del faticoso inizio di stagione del Napoli quest’anno: “Non credo ci sia qualcosa di particolare che non vada. Penso che un calo sia fisiologico dopo la vittoria di uno Scudetto. Non è un alibi, ma l’anno scorso è stato emotivamente dispendioso. Non siamo abituati a vincere, non abbiamo sempre la cattiveria che discende da quella convinzione. Dobbiamo ritrovarla, ci stiamo lavorando. Siamo una grande squadra. Non possiamo e non dobbiamo dimenticarlo mai.

A quale giocatore mi ispiro? Ad Aguero, sia per caratteristiche fisiche che per modo di stare in campo. Poi ho sempre ammirato calciatori come Di Natale, Rooney, Tevez”.

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