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Colloqui di pace tra Israele e Hamas a Sharm el-Sheikh: Esposito (Accademia Qualità della Vita), “Il Nobel per la Pace va dato ai bambini palestinesi, non a Trump” NAPOLI – Da Napoli, città simbolo di dialogo e convivenza tra

Colloqui di pace tra Israele e Hamas a Sharm el-Sheikh: Esposito (Accademia Qualità della Vita), “Il Nobel per la Pace va dato ai bambini palestinesi, non a Trump”

NAPOLI – Da Napoli, città simbolo di dialogo e convivenza tra culture e popoli, si rinnova l’appello per la fine del conflitto in Terra di Palestina. L’occasione arriva in concomitanza con i colloqui di pace in corso a Sharm el-Sheikh, che vedono impegnati rappresentanti di Israele e Hamas in un tentativo di tregua che il mondo attende da decenni. “È un momento cruciale per comprendere quanto il sistema internazionale sia davvero orientato alla pace e quanto Hamas sia disposta a deporre le armi, liberare gli ostaggi e lasciare alla Palestina il suo destino di sviluppo e di libertà”, afferma Domenico Esposito, presidente dell’Accademia Italiana Qualità della Vita, promotore dell’idea del Nobel per la Pace ai Bambini Palestinesi. L’iniziativa, lanciata da Esposito già a maggio 2025, nasce in contrapposizione a quanti propongono di candidare Donald Trump per i suoi presunti meriti diplomatici. “Resto fermo sulla mia idea originaria: il Nobel per la Pace va dato ai bambini palestinesi, per tutto ciò che hanno subito e che continuano a subire nonostante i negoziati di pace, spesso finalizzati a ottenere vantaggi politici e non il vero benessere collettivo”, sottolinea Esposito. “In questa chiave – continua – il Nobel ai Bambini Palestinesi non sarebbe solo un gesto rivolto a Gaza, ma un riconoscimento universale a tutti i bambini vittime delle guerre: dai piccoli israeliani uccisi o presi in ostaggio il 7 ottobre 2023, ai bambini dell’Ucraina, della Siria, dell’Afghanistan, del Sudan. “Non contesto a Trump i suoi sforzi per la pace, ma credo che oggi il premio debba essere assegnato non al potere, bensì alla purezza e all’innocenza – spiega Esposito. Riconoscere il merito agli ultimi, alle vittime, ai bambini che rappresentano la speranza del mondo, significherebbe compiere un gesto rivoluzionario: un casus belli al contrario, una scossa morale all’ordine imposto dalla fama e dal ruolo. I bambini palestinesi restano il simbolo di una violenza spropositata, prima dell’estremismo e poi della guerra; trasformare il loro sacrificio in simbolo di pace vuol dire garantire un futuro giusto per tutti”. “Il Nobel per la Pace ai Bambini Palestinesi – conclude Esposito – va dato a un rappresentante capace di offrire a una nuova generazione di palestinesi e israeliani strumenti cooperativi fondati sul principio di Qualità della Vita: solo così la nostra proposta, come Accademia Italiana Qualità della Vita, può avere un significato autentico e universale. Il nostro interesse, come Accademia, verso le crisi umanitarie, si intreccia con i progetti di un nuovo ordine mondiale basato sulla cooperazione funzionale al benessere di tutti, e quindi alla pace tra le diversità”.

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