
Un tentativo di evasione rocambolesco si è registrato nella mattinata di ieri nel carcere di Napoli Secondigliano, dove un detenuto di origine magrebina ha cercato di fuggire arrampicandosi fino al tetto dell’istituto penitenziario. A fermarlo, prima che la situazione degenerasse, è stato l’intervento rapido e deciso della Polizia Penitenziaria, che ha riportato la calma e scongiurato conseguenze peggiori.
A rendere noto l’episodio è il sindacato Con.Si.Pe., che attraverso il dirigente Bruno Faraldo ha espresso apprezzamento per l’operato degli agenti, sottolineando però anche le gravi criticità che continuano ad affliggere il carcere partenopeo: sovraffollamento, carenze strutturali e organici insufficienti.
«Questo episodio – ha dichiarato Faraldo – è solo l’ultimo campanello d’allarme di un sistema penitenziario in profonda sofferenza. Ogni giorno il personale è chiamato a garantire sicurezza in condizioni sempre più difficili, mettendo a rischio anche la propria salute».
A rincarare la dose è stato il vicepresidente nazionale del sindacato, Luigi Castaldo, che ha puntato il dito contro l’eccessivo affidamento alla tecnologia: «Le telecamere non possono sostituire la presenza fisica degli agenti. Senza un rafforzamento degli organici, il sistema non reggerà ancora a lungo».
Il sindacato ha infine rivolto un appello al Ministero della Giustizia, chiedendo interventi immediati: assunzioni straordinarie, investimenti strutturali e condizioni di lavoro più dignitose. Perché – conclude Con.Si.Pe. – «garantire la sicurezza in carcere significa anche garantire il rispetto della funzione rieducativa della pena».