
POZZUOLI – Il sangue della camorra non mente, almeno secondo le accuse della Procura. A finire in manette questa volta è Rosario Ferro junior, 21 anni, nipote del boss Salvatore Cerrone detto “’o biondo” e figlio di Andrea Ferro, ex capoclan dei Ferro di Quarto. Un arresto che porta con sé il peso della dinastia criminale, e che conferma come i legami di sangue restino un filo solido nella trama dei clan dell’area flegrea.
Ferro jr è uno dei sei arrestati nel blitz condotto all’alba dai carabinieri del nucleo operativo di Pozzuoli. Secondo gli inquirenti, è parte attiva del gruppo “gli amici del bivio”, articolazione operativa dei Longobardi-Beneduce, che da anni impongono il loro controllo tra Pozzuoli e Quarto. A guidare sul campo il gruppo, secondo le indagini, era Alessandro Iannone, detto “nas e cane”.
L’accusa per il giovane Ferro è pesante: associazione di tipo mafioso. In particolare, viene ritenuto uno degli esecutori materiali di un’aggressione intimidatoria avvenuta il 18 aprile scorso, quando una Fiat Panda venne data alle fiamme a Pozzuoli per punire una vittima che aveva “osato” opporsi al racket. Un copione classico della camorra di territorio: minacce, incendi, “stese” e pestaggi per piegare commercianti e imprenditori locali.
Ma l’operazione non si è fermata agli arresti. I militari hanno trovato e sequestrato cinque pistole, un fucile e 25mila euro in contanti, custoditi nelle abitazioni di tre fiancheggiatori del gruppo. Armi e soldi, strumenti fondamentali per mantenere in piedi il sistema del controllo criminale.
L’arrestato, che porta lo stesso nome del nonno assassinato nel 1988 – Rosario Ferro senior, detto “capatosta” – è difeso dall’avvocato Luca Gili. Il suo nome riporta a una genealogia criminale che attraversa decenni di sangue, silenzi e violenza.