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Napoli e provincia: Violenza di genere. Analisi dei Carabinieri conferma fenomeno trasversale e radicato sul territorio. La maggior parte delle vittime si rivolge immediatamente alle forze dell’ordine, 90% dei casi le violenze dall’ex partner

Napoli e provincia: Violenza di genere. Analisi dei Carabinieri conferma fenomeno trasversale e radicato sul territorio. La maggior parte delle vittime si rivolge immediatamente alle forze dell’ordine, 90% dei casi le violenze dall’ex partner

Ci sono donne che imparano a camminare in punta di piedi dentro le proprie case. Donne che cambiano abitudini e modulano perfino il respiro per non attirare l’attenzione.

Ma esistono anche voci che stanno tornando a farsi sentire. Che scelgono di chiedere aiuto, di fidarsi, di credere che la violenza non è l’unica strada, ma qualcosa da cui si può uscire. Con il sostegno giusto, nel momento giusto.

L’Arma dei Carabinieri di Napoli, da sempre in prima linea nella tutela delle persone più fragili, rinnova – a poche ore dalla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne – la sua vicinanza a tutte le donne che affrontano situazioni di violenza. Impressi nella mente e nella memoria i nomi di Martina, Olena, Daniela e Marta. Donne, o poco più che bambine, vittime, simboli di una violenza che non conosce tempo.

Dal contrasto al fenomeno, una nuova analisi dei Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli: uno spaccato fondamentale per orientare le azioni di tutela delle vittime.

Ciò che emerge è il suo carattere trasversale, che riguarda ogni contesto sociale

Le rilevazioni dimostrano che la violenza di genere non è confinata in specifiche categorie economiche o culturali, ma attraversa tutte le estrazioni sociali. Le dinamiche ricorrenti mostrano come molti autori presentino comportamenti di controllo, gelosia patologica e difficoltà nella gestione dell’abbandono, segnali di modelli relazionali disfunzionali diffusi.

Altro punto è la distribuzione degli eventi violenti, localizzati coerentemente tra Napoli e provincia.

Il 50% dei casi si registra nel capoluogo e il restante 50% nei comuni della provincia, confermando che la violenza di genere è un fenomeno esteso e uniformemente distribuito sul territorio. Si tratta di un indicatore che evidenzia il carattere sistemico del problema.

Interessante la questione delle denunce.

La maggior parte delle vittime si rivolge alle forze dell’ordine immediatamente dopo il primo episodio di violenza, spesso a causa della gravità dei fatti, della presenza di minori in pericolo o grazie al supporto della propria rete familiare.

Una parte significativa delle denunce arriva invece dopo un periodo compreso tra i 3 e i 6 mesi dall’episodio violento. Questo intervallo riflette le difficoltà emotive ed economiche che molte vittime affrontano prima di sentirsi pronte a denunciare: paura, dipendenza, sensi di colpa e la speranza che la situazione possa migliorare.

L’80% delle vittime ha figli: un rischio che coinvolge l’intero nucleo familiare.

È emerso che in 8 casi su 10 le vittime hanno figli, spesso minorenni. Tale dato sottolinea l’impatto profondo della violenza sul sistema familiare e la vulnerabilità dei minori, spesso testimoni diretti o indiretti dei maltrattamenti. La presenza dei figli, inoltre, rende più complesso l’allontanamento dalla situazione di violenza e, nei casi più critici, può diventare strumento di pressione o minaccia da parte dell’autore.

L’analisi conferma che nella gran parte dei casi l’autore della violenza è un ex partner, parliamo del 90% dei casi. Il momento della separazione rappresenta infatti la fase a maggior rischio, durante la quale l’autore può reagire con rabbia, ossessione e comportamenti di controllo, vivendo la fine della relazione come una perdita di potere o una ferita narcisistica.

Solo 1 caso su 10 riguarda aggressori con cui non vi era alcuna precedente relazione significativa, come sconosciuti o conoscenti occasionali.

I dati raccolti, in sintesi, evidenziano come la violenza di genere sia un fenomeno culturale e relazionale complesso, che richiede un impegno costante e integrato tra istituzioni, Autorità giudiziaria, forze dell’ordine, servizi sociali e comunità.

Il Comando Provinciale dei Carabinieri di Napoli rinnova il proprio impegno nel garantire protezione, ascolto e intervento immediato a tutte le vittime, invitando chiunque si trovi in situazioni di pericolo ad affidarsi senza esitazione.

In molte caserme sono nate stanze dedicate, spazi accoglienti dove le donne possono raccontarsi senza paura, lontano da sguardi estranei. Un progetto quello della “stanza tutta per sé” nato dal Protocollo d’Intesa firmato da Soroptimist International d’Italia e Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri.

Sul territorio di Napoli e provincia sono già operative quattro stanze: una presso la caserma di Capodimonte, una nella Compagnia di Caivano, un’altra nella Tenenza di Ercolano e una presso la Caserma Podgora, sede del Comando Gruppo Napoli e della Compagnia Stella. Proprio il 25 novembre – nella Caserma Cesare Battisti della Compagnia Carabinieri di Bagnoli – verrà inaugurata un’altra struttura.

In tanti casi, a cambiare il corso delle cose è proprio un gesto semplice: una telefonata, una confidenza fatta a una Carabiniera, uno spiraglio che si apre dopo anni di silenzio.

Perché denunciare è un passo enorme, ma non è mai un passo da fare da sole.

Il silenzio non protegge, ma la fiducia sì.

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COMUNICATI relativi a eventi di violenza di genere.

Un pensiero alle povere Martina, Olena, Daniela e Marta. Vittime di un concetto distorto di amore:

28.5.2025 Martina Carbonaro

Nel corso della nottata odierna, a seguito di un’incessante attività indagine, con ricerca e

perlustrazione, prolungate anche nell’arco notturno, il personale del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna, della Sezione Operativa della Compagnia di Casoria e delle Stazioni

Carabinieri di Afragola e Casoria, con la direzione ed il coordinamento della Procura della

Repubblica presso il Tribunale di Napoli Nord, ha rinvenuto il corpo ormai senza vita della minore Carbonaro Martina, scomparsa la sera del 26 Maggio 2025.

Le attività d’indagine proseguite successivamente – consistite in sommarie informazioni

testimoniali e acquisizione capillare dei sistemi di video-sorveglianza, con dettagliata attività sopralluogo e repertamento – consentiva di ricostruire compiutamente i movimenti nelle ultime ore di vita della giovane, e identificare il possibile autore dell’omicidio, il quale a seguito di interrogatorio dinnanzi al Pubblico Ministero rendeva dichiarazioni confessorie, ammettendo di aver volontariamente cagionato la morte di Carbonaro Martina, occultandone il cadavere.

Su queste basi, veniva disposto dalla Procura di Napoli Nord il fermo di indiziato di delitto per omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere.

06.08.2025 VASYL’YEVA OLENA GEORGIYIVNA, MORTA il 16 OTTOBRE 2025

In data odierna, i Carabinieri della Compagnia di Castello di Cisterna hanno eseguito un’ordinanza applicativa di misura cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale di Nola su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di un uomo 70enne, residente nel Comune di Somma Vesuviana.

L’indagato è ritenuto gravemente indiziato del tentato omicidio della propria consorte 60enne, convivente.

Le indagini dei Carabinieri coordinati dalla Procura della Repubblica di Nola hanno permesso di acquisire gravi indizi di colpevolezza nei confronti dell’indagato il quale, al termine di una lite per futili motivi, avrebbe colpito la consorte alla testa con una mazzuola da carpentiere, procurandole lesioni gravissime.

La vittima, tuttora ricoverata in prognosi riservata, versa in pericolo di vita.

L’attività investigativa, scaturita da una richiesta di intervento dello stesso indagato per riferita rapina in abitazione e protrattasi per oltre 12 ore (senza soluzione di continuità) ha consentito di raccogliere precisi e concordanti elementi indizianti nei confronti dell’indagato il quale, inizialmente reticente durante l’interrogatorio di garanzia, ha infine confessato le proprie responsabilità, venendo sottoposto a fermo di indiziato di delitto già nel pomeriggio di domenica 3 agosto.

Durante le indagini dei Carabinieri e della Procura è stata rinvenuta la presunta arma del delitto, consistente in una mazzuola da carpentiere, occultata in un deposito attrezzi.

Il provvedimento eseguito è una misura cautelare, disposta in sede di indagini preliminari,

avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e il destinatario della stessa è persona sottoposta alle indagini e quindi presunta innocente fino a sentenza definitiva.

Olena morirà due mesi dopo in ospedale.

22.05.2025 VOLLA E NAPOLI, Daniela Strazzullo

Questa notte una 31enne (Daniela Strazzullo) è stata trovata in via don luigi sturzo, all’interno di un auto, con una ferita d’arma da fuoco. Le sue condizioni sono gravissime ed è ora presso ospedale del mare, in pericolo di vita. In via pinocchio, poco lontano ma già nel territorio di Napoli, un’altra donna (34 anni) è stata trovata a terra, morta. Anche lei con una ferita d’arma da fuoco.

In entrambi i casi sono intervenuti i carabinieri della compagnia di torre del greco. Indagini in corso per chiarire dinamica e matrice. Gli investigatori non escludono che i due eventi siano collegati e l’ipotesi tentato omicidio-suicidio. Daniela poi morirà.

16.04.2025 Barano di Ischia: Femminicidio. Marta è stata maltrattata, abbandonata e infine uccisa. Carabinieri eseguono misura cautelare in danno del compagno 41enne

Per delega del Procuratore della Repubblica di Napoli, nel corso della mattina odierna, i Carabinieri della Compagnia di Ischia hanno dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misura cautelare personale, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura della Repubblica di Napoli nell’ambito di indagini condotte dalla IV Sezione Indagini “tutela delle fasce deboli della popolazione”, nei confronti di un 41enne russo gravemente indiziato in ordine al reato di omicidio doloso pluriaggravato aggravato.

Il provvedimento trae origine dagli ulteriori sviluppi investigativi relativi ai fatti che avevano già condotto al fermo di indiziato di delitto dell’indagato per il reato di maltrattamenti in famiglia aggravati dall’evento morte ai danni della compagna trentenne ucraina, commesso il 13 luglio 2024 a Barano d’Ischia.

Le attività investigative a riscontro, effettuate mediante attività tecniche (intercettazioni ambientali e telefoniche) e consulenza autoptica, hanno fatto emergere l’effettiva causa della morte della giovane donna ucraina, svelando una dinamica chiaramente omicidiaria.

La giovane donna, purtroppo già vittima di maltrattamenti per mano dell’indagato, dopo esser stata lasciata da sola in un dirupo nei pressi della propria abitazione a seguito di una caduta che le cagionava la rottura di una caviglia, nel corso della notte veniva raggiunta dal compagno che la percuoteva con un pugno nell’occhio sinistro, per poi soffocarla cingendole con la mano le vie respiratorie, cagionandole così la morte per asfissia meccanica, con le aggravanti della commissione fatto per motivi abietti e futili e di avere agito approfittando di circostanze di tempo, luogo e di persona tali da ostacolare la pubblica e privata difesa.

Tali elementi hanno portato il Giudice a ritenere l’indagato autore del più grave delitto di omicidio doloso pluriaggravato ed emettere nei suoi confronti un’ordinanza di custodia cautelare in carcere presso la Casa Circondariale di Napoli Poggioreale.

Il procedimento penale è ancora nella fase delle indagini preliminari e l’indagato deve ritenersi innocente fino a sentenza definitiva.

ALTRI COMUNICATI RECENTI SULLA VIOLENZA DI GENERE

POZZUOLI: massacra la ex a pugni e poi tenta di gettarla dal belvedere. Lei si oppone salvandosi. Carabinieri arrestano aggressore

Una storia fino a ieri sera chiusa nel cassetto.

Custodita nel silenzio insieme alle botte e alle umiliazioni subite, anche sotto lo sguardo smarrito di un bambino il cui conto dell’età è ancora fatto di mesi.

E’ la storia di una coppia da declinare al passato remoto.

Una relazione finita e un piccolo testimone inerme di un papà che ha lasciato parlare più le mani che il cuore.

Parliamo di un uomo e una donna di Pozzuoli. Separati da gennaio.

Lei vive altrove col figlio. Lui, non lontano dalla loro vecchia casa.

Lei sta provando a riaffermarsi, a voltare pagina.

Il suo ex non la pensa alla stessa maniera, perché quel tarlo di possesso è ancora vivo.

Trova la donna in strada, mentre passeggia.

In un istante è davanti a lei. La prende a pugni, a calci, le spacca le ossa del naso e poi la afferra.

Prova a spingerla oltre una balaustra di un belvedere e solo la resistenza della donna evita un epilogo ancora più tragico.

La lascia sanguinante a terra e va via. Dura tutto pochi secondi.

La vittima viene portata in ospedale dove le diagnosticheranno lesioni guaribili in 30 giorni.

Intanto i Carabinieri del nucleo operativo e radiomobile di Pozzuoli, allertati dal 112, individuano l’aggressore e lo arrestato in flagranza differita. Ora in carcere, dovrà rispondere di tentato omicidio e maltrattamenti in famiglia.

Somma Vesuviana. “Fermati voglio solo parlare”. Paura a Somma Vesuviana, donna assalita dall’ex al distributore di carburanti. Aveva un coltello con sé. 49enne arrestato dai carabinieri

Le mani che battono contro la portiera, i vetri chiusi, il cuore che corre più veloce del motore. Una donna di 46 anni ha vissuto attimi di terrore a via Circumvallazione, a Somma Vesuviana, quando il suo ex compagno — un uomo di 49 anni, già denunciato per maltrattamenti — l’ha sorpresa mentre faceva rifornimento al distributore.

Una scena di violenza improvvisa, consumata in pochi minuti ma capace di lasciare il segno. L’uomo, a bordo di una Jeep bianca, ha frenato di colpo appena l’ha vista. È sceso dalla macchina e si è avventato contro l’auto della donna, una piccola utilitaria nera. Prima ha tentato di aprire lo sportello del passeggero, poi, non riuscendoci, ha cominciato a colpire con forza la portiera del guidatore, urlando che voleva solo parlarle. Le urla, i pugni, la rabbia: tutto si è concentrato in un momento in cui la paura ha preso il sopravvento. Attimi di terrore che durano 3 minuti ma che sembrano infiniti.

“Mi gridava di non avere paura, ma batteva contro la macchina con una forza che mi faceva tremare”, ha raccontato la donna ai Carabinieri, ancora sotto shock. Dentro l’auto, la vittima cerca di non guardarlo, di non abbassare lo sguardo, di non commettere l’errore di aprire. Quando ha tentato di ripartire, l’uomo si è aggrappato alla vettura, costringendola a fermarsi. Ha sradicato la maniglia e girato al contrario lo specchietto, come se quella macchina fosse diventata una barriera tra lui e ciò che non accettava: la fine.

A interrompere la violenza tra i diversi presenti è stato il titolare del distributore, che si è accorto della scena e ha affrontato l’uomo, costringendolo ad allontanarsi. La donna, impaurita, è riuscita a scappare, fermandosi poco dopo davanti a un negozio per chiedere aiuto ai familiari.

La chiamata al 112 è partita pochi minuti dopo, a chiamare il figlio dei due che ha raccontato ai militari cosa stava accadendo. Le pattuglie dei Carabinieri di Somma Vesuviana sono arrivate in via Circumvallazione mentre la paura era ancora viva nell’aria. L’aggressore, intanto, era tornato sul posto. “Non ho fatto niente”, ha detto ai militari. Ma le immagini delle telecamere di sorveglianza raccontavano un’altra storia, chiara e inequivocabile: quella di un uomo che aveva inseguito, minacciato e aggredito una donna che voleva solo vivere in pace.

I Carabinieri perquisiscono il 49enne e trovano nel suo borsello un coltello a serramanico lungo complessivamente 17 centimetri. Arrestato per maltrattamenti in famiglia, l’uomo è stato trasferito in carcere.

La donna, accompagnata in caserma per la denuncia, ha raccontato tra le lacrime che non era la prima volta. Aveva già segnalato episodi di violenza,aveva già denunciato l’ex due volte. Ma la paura, quella che ti fa girare la testa ogni volta che senti un rumore alle spalle, oggi ha rischiato di diventare qualcosa di molto peggiore.

Ancora una volta, la prontezza di un cittadino e l’intervento dei Carabinieri hanno impedito che una storia di violenza di genere si trasformasse in tragedia. La fermezza della donna e quella portiera rimasta chiusa…

NAPOLI: “Aiuto, Aiutatemi”, il grido di una madre pestata dal figlio. Carabinieri arrestano 44enne

Il grido disperato di una donna di 86 anni squarcia la quiete di via Mariano Semmola, nel cuore del rione Alto, a pochi passi dal Policlinico.

Non è la prima volta che la voce della donna arriva alle orecchie dei vicini.

Pochi istanti dopo, l’orrore si materializza.

Un uomo trascina l’anziana per le braccia, la porta fuori dal portone. I vestiti di entrambi sono sporchi di sangue: è quello della donna, il volto una maschera rossa, contorta dal dolore e dalla paura.

Qualcuno urla, qualcuno corre, altri chiamano il 112.

Quando arrivano i Carabinieri della stazione di Capodimonte, la scena è ancora viva: la donna a terra, il 118 già allertato, i passanti che indicano la direzione di fuga.

Pochi minuti bastano per ricostruire i fatti.

L’uomo, 44 anni, è il figlio della vittima.

Secondo i primi accertamenti, la lite è scoppiata all’interno dell’abitazione della madre, dove già in passato i vicini avevano sentito urla e discussioni.

Lui avrebbe cercato di giustificarsi dicendo che la madre era caduta, poi — per zittirla — l’ha trascinata in ascensore e quindi fuori dal palazzo, passando per un portoncino sul retro.

Quando ha visto i lampeggianti dei Carabinieri in fondo alla strada, ha tentato di fuggire, inseguito per qualche metro da alcuni residenti.

Le ricerche dei militari sono durate poco: l’uomo è stato rintracciato e arrestato poco dopo, ancora con addosso la maglia e i jeans macchiati di sangue.

Ora si trova nel carcere di Poggioreale, accusato di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali aggravate.

[…]

Partiamo da Pozzuoli. I Carabinieri della sezione radiomobile della locale compagnia stanno percorrendo via Roma quando alcuni passanti catturano la loro attenzione e chiedono aiuto. Poco distante da lì c’è un uomo che sta prendendo a calci e pugni una donna. Quella strada è già nota ai carabinieri che accendono le sirene e corrono. Lo scorso 15 agosto, infatti, una donna era stata colpita al volto con un pugno dal marito. Per quell’aggressione un setto nasale fratturato, una prognosi di 30 giorni e l’attivazione del codice rosso. Denuncia mai presentata.

I carabinieri raggiungono l’indirizzo segnalato. Un gruppo di persone sta bloccando con non poche difficoltà un uomo e l’arrivo della gazzella non lo calma, anzi. A terra, poco distante, una donna visibilmente scossa e dolorante. I due sono marito e moglie, la famiglia è la stessa di agosto. L’ira dell’uomo non si placa e i carabinieri lo arrestano.

Dai primi accertamenti si comprende come poco prima l’uomo – incensurato 50enne – aveva aggredito la propria moglie in strada con schiaffi e pugni per poi scaraventarla contro il finestrino di un’auto in sosta. La donna, 47enne, ha la forza di urlare e di chiedere aiuto. Da lì, l’intervento di 3 giovani che hanno permesso alla donna di sfuggire dalle grinfie dell’uomo.

La lite tra i due era nata in auto ma la donna, ormai consapevole della violenza quotidiana del marito, era scesa dal mezzo per evitare le botte temendo il peggio. A quel punto l’uomo, sceso anche lui dall’auto, l’aveva raggiunta e aggredita.

L’uomo – nonostante la donna non si sia ancora decisa a denunciarlo – è stato arrestato e trasferito in carcere, deve rispondere di lesioni e maltrattamenti in famiglia. Per la donna 5 giorni di prognosi.

Nelle stesse ore a Qualiano i carabinieri della sezione radiomobile di Giugliano in Campania intervengono in un appartamento per la segnalazione anonima di una lite in famiglia.

In casa un 40enne e sua moglie 37enne. Ci sono anche i tre figli minori. L’abitazione è completamente a soqquadro. Tra urla e pianti i carabinieri bloccano il 40enne e ricostruiscono cosa fosse accaduto.

L’uomo aveva aggredito la vittima con calci e pugni. La violenza poteva terminare in tragedia quando il 40enne ha minacciato con un coltello la donna che già in passato lo aveva denunciato. L’arrivo dei carabinieri è stato provvidenziale. L’arma viene sequestrata e durante la perquisizione trovano anche una dose di cocaina.

Il 40enne è in carcere.

I Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli ribadiscono l’importanza di segnalare ogni episodio di violenza e ricordano che il numero di emergenza 1-1-2 è attivo 24 ore su 24.

NAPOLI: torna o mando un nostro video intimo a nostro figlio. Storia di vessazioni e stalking finisce con un 34enne arrestato dai Carabinieri

Maltrattamenti in famiglia e atti persecutori non possono riassumere uno stato d’animo, per quanto contengano immagini di un’esistenza fatta di vessazioni e rinunce.

In questa storia la sintesi perfetta è in una delle frasi della vittima: “mi sento torturata psicologicamente”.

Lucia (nome di fantasia, ndr) indossa l’abito bianco quasi 20 anni fa. Con il suo uomo concepirà due bambini.

Una relazione come le altre fino al giorno in cui lui va via.

Ha un’altra donna, il matrimonio finisce lì.

Non sulla carta. Lucia lo accoglie ancora una volta quando la storia con l’altra si chiude: “per il bene dei figli”.

Lui è un uomo diverso, l’ossessione nei confronti della moglie gli fa da spalla ogni giorno.

La chiama di continuo, è aggressivo. Non le dà spazio.

Così, questa volta, è Lucia a lasciare casa, i bimbi con lei.

Il marito, 34 anni compiuti, rimane tormentato in quelle 4 pareti.

Messaggi, chiamate, messaggi e ancora chiamate. 80 di fila, vocali, minacce e insulti.

Lucia deve tornare a casa altrimenti chissà cosa potrebbe succedere.

Poi c’è la festa di compleanno del piccolo.

Il “bene dei figli” non basta e la scenata sarà parte del copione della serata. Davanti a tutti i parenti e pure ai bambini coi palloncini colorati in mano.

La sera stessa, quando le 12 candeline sono ormai spente, le notifiche dei messaggi saranno 78. Le chiamate decine e decine.

In una di queste il 34enne minaccia di mandare al figlio un loro video intimo.

Un proposito agghiacciante che convince Lucia a denunciare.

Ai carabinieri della Stazione di Capodimonte racconterà anni di vessazioni.

Lo farà continuando a ricevere messaggi dal compagno, costretta ad attivare la modalità aereo.

L’uomo sarà raggiunto a casa, poco prima distrutta. Proprio come minacciato in uno dei messaggi: torna da me o distruggo casa, il succo della promessa.

In manette per i reati che aprono la nota, è ora in carcere, in attesa di giudizio.

POLLENA TROCCHIA: incendia casa della ex, poi si consegna ai Carabinieri. La storia di una donna vittima di 20 anni di vessazioni

La storia che vi racconteremo ha il volto della dipendenza.

E’ sporco, inciso dal tempo e dal peso della collera. A odiare si impara in fretta, la pelle lo sa e disegna solchi attorno a occhi e bocca.

L’odio fissa quell’espressione come una mano di smalto.

La dipendenza poi, la trasforma in una maschera.

Dicevamo che il racconto di oggi ne ha le sembianze.

Non una ma tante: droga, alcol, gioco d’azzardo, violenza e prevaricazione. Un’idra che si nutre di silenzi e di insulti, che divora la serenità di una famiglia di Pollena Trocchia, piccola cittadina ai piedi del Vesuvio.

Moglie, marito e 4 figlie. Un matrimonio come tanti fino al 2005 quando tossicodipendenza e ludopatia complicano le cose.

La prima mano alzata, il primo insulto, le minacce. Poi il copione si ripete giorno dopo giorno.

C’è la rottura, la scelta forzata di vivere da separati in casa.

La violenza cova sotto la cenere, con le recriminazioni e vecchi sospetti che diventano mostri.

Lei prova a rialzarsi, una storia con un altro uomo può farla respirare.

Poi l’escalation.

Il marito ormai ex alterna picchi di violenza a tentativi di riconciliazione.

Cambierò e saremo una famiglia felice, ti vestirò d’oro come la Madonna, dice.

Il rifiuto peggiora le prospettive e allora il tempo ne sarà testimone: “le cose si fanno a tempo debito”.

Ed è così che finisce, o inizia. Con le mani annerite che consegnano ai Carabinieri una carta di identità abbrustolita. Con la puzza di bruciato impregnata nei vestiti.

L’uomo, 54enne, ha incendiato la loro casa. Delle loro cose non è rimasto nulla. Tutto in fiamme, nero come il carbone. Fortuna ha voluto che nessuno fosse all’interno.

Nessuno è rimasto ferito, almeno fisicamente. Lei osserva il buio dentro casa e ripete ad una delle figlie, “guarda che ha combinato”, “la mia casa, le mie cose…”.

Il 54enne si consegnerà ai Carabinieri di Cercola, confessando tutto.

Risponderà di maltrattamenti, incendio doloso e sequestro di persona e rapina.

Gli ultimi due reati perché prima di porgere i polsi per le manette, aveva aggredito un passante davanti casa. Gli aveva strappato da mano il telefono, contestandogli una relazione con l’ex moglie. Cercando furiosamente tracce del tradimento sul display dello smartphone, il 54enne ha imprigionato la vittima in un cortile, impedendogli di uscire.

E’ ora in carcere, in attesa di raccontare al giudice le sue ultime 24 ore e di rispondere di anni di vessazioni denunciati dalla donna.

NAPOLI: spacca una finestra e lancia una felpa incendiata nella casa della compagna. Arrestato dai Carabinieri

Sono state le grida di un uomo e di una donna il primo campanello d’allarme. Una lite furiosa in un appartamento di Santa Lucia, finita nelle cuffie della centrale operativa 112.

L’eco della tragedia beneventana ancora terribilmente vivida, il timore che delle vite fossero in pericolo.

I carabinieri del nucleo radiomobile di Napoli sono arrivati in pochi istanti. Un uomo ha discusso con la compagna, è uscito dall’abitazione e prima di allontanarsi ha infranto il vetro di una finestra. All’interno ha lanciato una felpa a cui aveva dato fuoco. Il 41enne, di origini ucraine, è finito in manette. E’ ora in camera di sicurezza e dovrà rispondere di maltrattamenti e danneggiamento aggravato. La donna, spaventata ma incolume, è stata soccorsa.

*Syrotiuk Yurii, nato in Ucraina il 03.4.1984

Napoli centro: Durante il servizio anti movida i carabinieri arrestano 51enne per stalking

Un servizio anti movida interrotto per qualche ora quello dei carabinieri della compagnia Centro impegnati nelle strade del centro storico e dei baretti di Chiaia.

E’ notte quando i militari – allertati dalla centrale operativa – sono intervenuti in un appartamento del centro. Un 51enne stava tentando di sfondare la porta di ingresso dell’abitazione della figlia 24enne che si era barricata in casa. Non era la prima volta e il 51enne, anche davanti ai carabinieri, ha continuato a minacciare di morte la ragazza. L’uomo è stato arrestato e trasferito in carcere, Dovrà rispondere di atti persecutori e maltrattamenti in famiglia.

Durante il servizio anti movida i carabinieri hanno sanzionato 47 persone al codice della strada e ben 16 di questi perché non indossavano il casco.

Identificate 165 persone e sequestrati 10 veicoli. Sono 4 i parcheggiatori abusivi recidivi denunciati.

VICO EQUENSE: la foto della vicina incorniciata sul comodino, l’ossessione di un 44enne. Arrestato dai Carabinieri per stalking

La storia che racconteremo può riassumersi in una sola parola e nella sua etimologia.

Ossessione.

Per i latini obsessio, assedio.

Un assedio logorante come quello che i condottieri infliggevano ai castelli e agli eserciti in essi asserragliati. Di quelli che tolgono il fiato, tagliano i viveri portando alla disperazione e alla sconfitta senza scoccare una sola freccia.

Un assedio che cancella l’autodeterminazione, rodendo le tue difese lentamente come acqua sulla roccia.

Oggi, di merli e feritoie, castelli e castellani non ce ne sono.

Le mura, quelle si.

Pareti sottili che separano due appartamenti e porte sulle cui imposte si battono i colpi di un morboso costrutto mentale.

Siamo a Vico Equense, perla della costiera sorrentina. Lembo di terra che dal Vesuvio si dipana fino a tendere la mano alla vicina Capri.

Una donna, prima protagonista di questa storia, vive in un appartamentino nel centro cittadino.

Si è trasferita lì da qualche mese. Una vita normale, in agenda la classica routine lavoro-tempo libero.

Come lei ma nell’abitazione vicina, un uomo di 44 anni.

Non stanno insieme, si conoscono a malapena. Giusto un cordiale saluto quando si incrociano sul pianerottolo.

La donna ignora che il 44enne osserva il suo volto anche lontano da quei fugaci incontri.

In casa conserva alcune sue foto, alcune sono addirittura incorniciate.

Poggiate sul comodino, di fianco al letto. L’ultima immagine prima di dormire.

Sono foto scaricate dai profili social della vicina.

Lei è la sua ossessione.

Il saluto sul pianerottolo non è più frutto del caso. Sempre più frequenti, gli incontri sembrano quasi pianificati. Il 44enne accorcia le distanze e più volte suona alla porta della vicina, offrendole mele, limoni o una bottiglia di spumante.

Poi la avvicina sui social, inviandole messaggi via via più audaci.

Sullo zerbino ogni giorno un omaggio differente, rispedito educatamente al mittente.

Una rosa rossa o una mimosa sul parabrezza della macchina.

Lui esce allo scoperto dichiarando i suoi sentimenti. “Ti amo”, le scrive. La risposta non dà spazio a interpretazioni, il rifiuto è deciso. Guai ad infondere false speranze.

Il corteggiamento non s’interrompe e la donna inizia ad avere paura.

Lui è sempre più presente: “Non è giusto che non posso stare con la donna che amo”, grida alla parete. Ogni volta che esce c’è anche lui. Anche quando è in casa, lui percorre avanti e indietro lo spazio davanti alla sua porta. Lei lo osserva dallo spioncino. E’ terrorizzata perché non accenna ad andare via. Sotto la porta lettere d’amore e ancora appostamenti continui. I rifiuti sono la miccia per reazioni ogni volta più rabbiose.

Il 44enne è una presenza costante. Le parla dalla parete confinante col suo appartamento, grida per farsi sentire. Si trattiene davanti alla porta per ore, sperando di vederla e attaccare bottone.

Poi inizia a pedinarla quando esce e in auto quando va al lavoro. Passano settimane e quando arrivano le prime minacce, la donna decide di rivolgersi ai Carabinieri.

Racconta tutto ai militari della stazione di Vico Equense, senza trascurare l’aiuto ricevuto da altri condomini, testimoni della persecuzione ormai quotidiana.

I carabinieri si appostano poco lontano dalla casa dei due. Quando la donna esce, lui la segue a ruota. La pedina per molti metri, condendo il percorso con apprezzamenti e poi insulti.

Scattano le manette. Il 44enne viene arrestato per atti persecutori.

Dalla perquisizione domiciliare emergeranno molte foto della vittima, stampate e conservate. Alcune esposte in camera da letto.

In una di queste, un ritratto in bianco e nero, la donna sorride al fotografo.

Era sul comodino del 44enne, in una cornice d’argento rivolta verso il letto. Per l’ultimo sguardo prima di chiudere gli occhi.

Monte di Procida: Carabinieri arrestano uomo per stalking. Stava seguendo l’ex armato di taglierino

A Monte di Procida i carabinieri della locale stazione hanno arrestato per atti persecutori un 67enne.

La vittima ha contattato il 112 e ha chiesto aiuto. L’ex è a bordo della sua auto armato di taglierino. L’ha minacciata di ucciderla e la sta seguendo per le strade della città. I carabinieri si mettono alla ricerca dell’uomo e fortunatamente lo trovano. Bloccato con non poche difficoltà, viene arrestato. Il taglierino viene sequestrato.

La vittima ha raccontato ai carabinieri di subire da circa 6 mesi comportamenti ossessivi da parte dell’uomo. Pedinamenti, chiamate e messaggi causati dall’interruzione della relazione sentimentale durata tre anni; eventi mai denunciati in precedenza.

Il 67enne è in carcere.

Ercolano: Violenza di genere. “E’ di nuovo qui”. Carabinieri arrestano stalker

Uno stalking estenuante e senza tregua da costringerla a rivolgersi a uno psicologo. Questa notte l’ultimo episodio.

Siamo a Ercolano e in caserma squilla il telefono. “E’ di nuovo qui”. Così dirà una donna all’una di notte al carabiniere. Già, perché non era la prima volta che l’ex marito andava sotto casa. I due sono separati da tempo ma lui non ne vuol sapere di farla finita. Abita a Napoli ma puntualmente la notte è sotto casa della donna. Citofona, chiede di salire, chiede che lei scenda per parlare oppure decide semplicemente di stare lì. Azioni ripetute anche di giorno quando la donna si trova l’uomo nei luoghi che di solito frequenta.

Non è violento ma ha assunto un comportamento inquietante. Spesso è in silenzio, come una boma pronta ad esplodere.

La situazione è critica tanto che la donna sta seguendo un percorso terapeutico con uno psicologo. Sono diverse le denunce della 52enne in danno del 54enne.

La gazzella arriva sul posto e nota l’utilitaria rossa segnalata. L’uomo è a bordo e tenta di eludere il controllo. Innesta la retromarcia e si immette in un vicolo cieco sperando nel buio per nascondersi. Il tentativo è vano e i carabinieri bloccano l’uomo per poi accompagnarlo in caserma. Il 54enne è stato arrestato per atti persecutori e trasferito in carcere.

Acerra: Violenza di genere. Punta la ragazza in compagnia delle amiche e investe tutte, poteva essere l’ennesima tragedia. Carabinieri arrestano 20enne

Quando l’ha vista ha accelerato e solo il destino ha deciso che non parlassimo dell’ennesimo caso di femminicidio. Siamo ad Acerra, una cittadina a nord di Napoli distante solo 7 chilometri da Afragola, divenuta tristemente celebre dai recenti fatti cronaca.

Una ragazza – ha 19 anni – è seduta su una panchina nella casa comunale di via Palatucci. Sta trascorrendo una piacevole serata con le proprie amiche e non vuole pensare al suo ex compagno, alle sue ripetute vessazioni e violenze.

Lui ha 20 anni, è un operaio incensurato del posto. La relazione tra i due è durata circa 9 mesi ed è terminata da 5. Una relazione – accerteranno poi i carabinieri della locale stazione – caratterizzata da maltrattamenti che non sono mai stati denunciati. Lo ha lasciato per la sua ossessiva gelosia. La costringeva a limitare le amicizie e le frequentazioni. Sono diversi gli episodi in cui lui la picchia e più volte la morde. Ferite immortalate dalla vittima che decide di conservarle sul proprio smartphone ma mai denunciati.

Lui non ne vuole sapere e perseguita la ragazza. E’ ovunque: sotto casa, nei luoghi da lei frequentati e addirittura nelle scale condominiali dove la 19enne abita. Già aveva tentato di aggredirla. L’auto più volte danneggiata e anche uno sputo al volto quando, lo scorso maggio, il 20enne aveva incrociato la ex per il corso della città. Episodi che fanno rabbrividire ma mai denunciati.

L’ultimo episodio poteva risultare fatale: il 20enne è in sella al proprio scooter. Lui la sta cercando. Sa che la ragazza è in giro per la città ma lei non vuole rispondere al telefono, ha deciso di terminare quella relazione tossica e vuole pensare alla propria vita trascorrendo dei momenti di spensieratezza insieme alle sue tre amiche.

Il 20enne alla fine la trova, la rabbia mischiata a violenza e malsana gelosia prendono di nuovo il sopravvento sulla ragione. Il ragazzo raggiunge la 19enne, la insulta e la schiaffeggia. La vittima scappa e tenta di entrare in auto vicino alla quale ci sono anche le sue tre amiche. Lui accelera e punta la 19enne. Un attimo e lo scooter si schianta sulle ragazze per poi fuggire.

Tutte finiranno in ospedale riportando fortunatamente solo alcune lesioni ma nessuno è in pericolo di vita. La 19enne, forse anche sostenuta dalle stesse amiche, si fa coraggio e l’indomani si reca nella caserma dei carabinieri dove racconta tutto, anche gli episodi di violenza subìti e mai denunciati.

I carabinieri avviano le indagini e chiariscono la dinamica degli eventi raccogliendo diversi elementi in danno del 20enne che viene rintracciato e tratto in arresto.

Il ragazzo è nel carcere di Poggioreale, deve rispondere di atti persecutori, maltrattamenti, lesioni e percosse.

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