Torna al centro del dibattito pubblico la vicenda degli alloggi di Monteruscello, consegnati negli anni Ottanta nell’ambito dell’emergenza bradisismica dei Campi Flegrei. Nei giorni scorsi sono state notificate ordinanze di sgombero immediato ai legittimi assegnatari, riaccendendo una questione che affonda le sue radici nello stato di emergenza nazionale dichiarato nel 1984 e nell’attuazione della cosiddetta “Ordinanza Zamberletti”.
Si tratta di abitazioni nate come soluzione straordinaria e temporanea per far fronte a un evento eccezionale, non riconducibili all’edilizia residenziale pubblica ordinaria. Un aspetto che, secondo diversi osservatori, non può essere ignorato oggi, a distanza di oltre quarant’anni, nell’applicazione di provvedimenti amministrativi che incidono in modo diretto sulla vita di intere famiglie.
A rendere il quadro ancora più delicato interviene la recente sentenza n. 189 del 2023 della Corte costituzionale, che affronta un caso strettamente connesso agli alloggi realizzati in occasione di calamità naturali. Con questa pronuncia, la Consulta ha ribadito un principio fondamentale: non è ammissibile, sul piano costituzionale, trattare in maniera diversa situazioni sostanzialmente identiche, basate su assegnazioni emergenziali straordinarie, facendo leva su elementi meramente formali o su automatismi amministrativi.
Secondo la Corte, è discriminatoria la disciplina che esclude la cessione gratuita degli alloggi prefabbricati agli assegnatari solo perché gli immobili risultano formalmente di proprietà dei comuni, pur essendo stati realizzati o acquistati con fondi statali. Un’impostazione che viola il principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione.
La sentenza richiama dunque la necessità di riconoscere la specificità storica e giuridica degli alloggi nati in un contesto emergenziale, evitando interpretazioni che, col passare del tempo, ne alterino la natura originaria e producano conseguenze gravemente penalizzanti per cittadini che hanno sempre agito in buona fede.
Una vicenda che pone interrogativi non solo giuridici, ma anche sociali, e che riapre il confronto sul destino di centinaia di famiglie ancora legate a soluzioni abitative nate per rispondere a una delle emergenze più complesse della storia recente dei Campi Flegrei.
